Due poesie di François Villon

Queste sono due poesie tratte dalla raccolta, da me tradotta, di opere di François Villon, poeta medievale francese del XV secolo, di prossima pubblicazione per la Marotta&Cafiero editori. Poiché l’editore pubblica con licenza Creative Commons e poiché l’azienda ha la bellissima caratteristica di essere una casa editrice open access, ad avvenuta pubblicazione si potrà trovare l’intero libro sul nostro portale. Eccovi un piccolo assaggio dunque.

DISCUSSIONE DEL CUORE E DEL CORPO DI VILLON

 

Chi è che parla?- Sono io- Io chi?- Il tuo cuore,

che ti governa solo per un sottile filo:

non ho più forza, né umor vitale,

quando ti vedo in disparte così solo,

come un povero cane abbandonato.

-Perché ciò avviene?- Per la tua follia.

-Che te ne importa?- Me ne dispiace.

-Lasciami in pace!- Perché?- Ci penserò.

-E quando?- Quando sarò adulto.

-Più non parlo.- E lo stesso farò io.

-Che pensi?- Che ho un valore.

-Tu hai trent’anni: l’età d’un mulo,

non è l’infanzia?- No, no.- Sei un folle,

cosa t’ha preso?- Ma dove? Per il collo?

-Non sai nulla. – Ti sbagli.- Che cosa?- Mosca nel latte:

l’uno è bianco, l’altra nera, quest’è la differenza.

-E’ tutto qui?- Vuoi ancora discutere?

Se non ti basta, ricomincio.

-Sei perduto!- Mi difenderò.

-Più non parlo.- E lo stesso farò io.

-Io me ne dolgo; tu hai male e dolore.

Se fossi un povero idiota pazzo,

cercheresti ancora qualche strana scusa:

nulla t’importa, tutto è lo stesso per te.

Hai la testa più dura d’un sasso,

e preferisci la vergogna all’onore!

Cosa risponderai a queste parole?

-Quando trapasserò, ti rispondo.

-Dio, che conforto! Quale saggia eloquenza!

Più non parlo.- E lo stesso farò io.

-Da dove viene questo male?- Il mio destino.

Quando Saturno mi diede il fardello,

questi mali ci mise.- Quest’è follia:

sei il suo signore, e ti credi servo.

Guarda ciò che Salomone scrisse nei suoi libri:

“Il saggio deve aver potere

sui pianeti e i loro influssi.”

-Io non ci credo: sono come mi ha fatto.

-Ma che dici?- Basta! Questo è ciò che credo.

-Più non parlo.- E lo stesso farò io.

-Vuoi vivere?- Dio me ne dia la forza!

-Hai bisogno…- Di che?- Rimorsi di coscienza

e leggere senza fine.- Di cosa?- Di scienza,

abbandonare i folli!- Ci devo pensare.

-Oh, non dimenticarlo!- Ho buona memoria.

-Non attender tanto che ti penti e dispiaci.

Più non parlo.- E lo stesso farò io.

BALLATA PER PREGARE NOSTRA SIGNORA

Signora del cielo, che regni la terra,

Sovrana dell’infernale palude,

ricevetemi, vostra umile cristiana,

che io sia ammessa tra i vostri eletti,

pur se son donna di poco valore.

O mia Dama e mia Signora, le vostre grazie

son troppo grandi per me peccatrice,

senza le quali un’anima non può sperar

d’ottenere il Paradiso. Ne sono certa:

in questa fede voglio vivere e morire.

A vostro Figlio dite che son sua;

che siano da Lui cancellati i miei peccati;

mi perdoni, come fece all’Egiziaca,

o come perdonò padre Teofilo,

che da voi fu liberato e assolto,

pur avendo fatto un patto col demonio.

Ciò non lasciate che io mai compia,

o vergine che pura portaste

il Sacramento che si celebra a messa:

in questa fede voglio vivere e morire.

Donna io sono povera e vecchia,

che nulla sa e mai lesse libro.

Sui muri della chiesa vi son

dipinti il Paradiso, dove son arpe e liuti,

e l’Inferno, dove i dannati bruciano:

l’uno mi fa paura, l’altro mi dona gioia.

Gioia donatemi, o divina altezza,

a cui sempre peccator si volge

colmo di fede infinita e senza pigrizia:

in questa fede voglio vivere e morire.

Vergine Santa, Principessa, voi portaste

Il Cristo re, che è senza fine né tregua;

L‘Onnipotente, per le nostre debolezze,

Lasciò i Cieli e ci soccorse,

Offrì alla morte la sua carissima giovinezza;

Nostro Signore è Egli, questo confesso:

in questa fede voglio vivere e morire.

 

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